Il futuro ha quattrocchi

Le nuove tecnologie hanno portato a un cambiamento radicale nel modo di comunicare. Gli ulteriori e recenti avanzamenti non fanno che seguire questa strada ampliandone gli spazi.

C’è una differenza sostanziale e non solo formale nel trasmettere conoscenza e informazioni attraverso la carta o per mezzo di un device elettronico. Il nostro modo di interfacciarci alla realtà muta in maniera radicale. Con nuovi strumenti abbiamo nuove possibilità di interazione con il mondo e il nostro modo di vederlo si arricchisce di esse. Poter fotografare e condividere immediatamente quello che ho appena cucinato dà un’ulteriore prospettiva alle azioni che posso compiere davanti un piatto. Anche la più inutile delle possibilità crea comunque un’occasione.

L’augmented reality non è che nella sua fase embrionale. Più ancora che gli smartphone sono i google glass a segnare l’alba di un futuro in cui ce ne andremo in giro con dispositivi sul e nel nostro corpo.

Mike Loukides lo dice chiaramente su O’Reilly Radar, quella della grande G non è che un versione rozza di ciò con cui avremo a che fare domani. Ma per arrivarci a quel punto bisogna iniziare a camminare.

Glass is the first attempt at broadly useful platform for consumer AR; it’s a game changer.

I have no doubt that something like Glass is part of our future. It’s a first, tentative, and very necessary step into a new generation of user interfaces, a new way of interacting with computing systems and integrating them into our world. We probably won’t wear devices around on our glasses; it may well be surgically implanted. But the future doesn’t happen if you only talk about hypothetical possibilities. Building the future requires concrete innovation, building inconvenient and “creepy” devices that nevertheless point to the next step. And it requires people pushing back against that innovation, to help developers figure out what they really need to build.

Glass will be part of our future, though probably not in its current form. And push back from users will play an essential role in defining the form it will eventually take

La novità di Mountain View avrà probabilmente parecchi difetti. Modificherà però il modo in cui potremmo organizzare, disporre, raccontare ciò che ci sta intorno.

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Su Business Insider Robert Scoble racconta l’esperienza fatta nelle due settimane in cui ha indossato i google glass

They are much more social than looking at a cell phone. Why? I don’t need to look away from you to use Google, or get directions, or do other things

I continue to be amazed with the camera. It totally changes photography and video. Why? I can capture moments. I counted how many seconds it takes to get my smartphone out of my pocket, open it up, find the camera app, wait for it to load, and then take a photo. Six to 12 seconds. With Google Glass? Less than one second. Every time. And I can use it without having hands free, like if I’m carrying groceries in from the car and my kids are doing something cute

Immediatezza ancora più immediata, socialità espansa: non sono che due punti di uno spettro molto più ampio. Ciò che comunque tutto questo comporterà per chi della comunicazione in ogni sua forma ne fa un mestiere – già che su questo blog di quello parlo- è un ulteriore innovazione di strumenti con cui dover tenere il passo per poter raccontare una realtà che continua rapidamente a trasformarsi. Un racconto che sarà profondamente diverso da come lo facciamo ora.

Giuseppre Granieri ne parla in uno suo post. Vi lascio con le sue conclusioni che sono certamente più chiare di quanto potrei fare io

Se cambia l’interfaccia con le informazioni (e con il mondo) cambia il modo in cui circola e si produce la conoscenza

E per chi vuole costruire una carriera in questi settori, per chi ha a che fare con la parola, con le idee, la parte difficile è sicuramente quella di capire prima degli altri come cambia il mondo. E quanto in fretta.
Ma anche capire che la tecnologia abilita nuove possibilità, però sono queste ultime -e non la tecnologia- la vera opportunità.
Soprattutto per i giovani, io credo sia una bella sfida